La Lombardia è, come area, la quarta regione dopo la Sicilia, il Piemonte e la Sardegna. Il territorio è perlopiù montuoso (47%) e pianeggiante (40%). La collina rappresenta solo il 13% dell’area. I suoi confini hanno contatti con la Svizzera, con il Trentino-Alto Adige ed il Veneto, con l’Emilia Romagna e con il Piemonte. Non ha sbocchi sul mare, ma ha una tradizione marinara dovuta alla navigazione sui suoi grandi laghi. Il clima è continentale. Tre macroaree compongono il suo territorio: le Alpi, le Prealpi e la pianura Padana.
Le Alpi Lombarde sono meno alte di quelle del vicino Piemonte, ma sono anche loro imponenti con ghiacciai perenni ed una vetta superiore ai 4000 m.
Le Prealpi costituiscono una zona di montagna, prevalentemente calcaree, più basse, poste tra le Alpi e la pianura padana. Le vette non superano i 2000 mt e sono prive di ghiacciai mentre la vegetazione copre anche le parti più elevate del rilievo. In questa zona spiccano i grandi laghi prealpini con la loro caratteristica forma allungata. In ordine di estensione elenchiamo il Lago di Garda, il Lago Maggiore, e il Lago di Como che sono anche i tre maggiori laghi dell’intera Italia.
Tuttavia solo il Lario (lago di Como) è completamente lombardo, mentre del Verbano (lago Maggiore) spetta alla Lombardia la sponda orientale e del Benaco (lago di Garda) quella occidentale. Così pure tra i laghi prealpini minori appartengono interamente alla Lombardia quelli d’Iseo e d’Idro, mentre il Lago di Lugano è in parte svizzero.
La pianura lombarda si abbassa lentamente fino al corso del Po. È formata da materiali depositati dai tanti fiumi lombardi provenienti dalle Alpi. In alto troviamo depositi più grossolani mentre nella bassa pianura sono più minuti e fini. Pertanto le acque penetrano nel sottosuolo nell’alta pianura e quando raggiungono la bassa pianura, affiorano in superficie, generando le sorgive ed i fontanili.
Il fiume principale è il Po: da sinistra riceve il Ticino, il Lambro, l’Adda, in cui si gettano il Brembo e il Serio, l’Oglio, emissario del Lago.d’Iseo, il Mincio, emissario del Lago di Garda. L’unico affluente appenninico del Po, che appartenga interamente alla Lombardia, è la Staffora.
E’ molto difficile individuare una cucina lombarda unitaria: la sua grande varietà territoriale e storica ha dato spazio ad una gastronomia di area dove prevale questo o quel tipo di cucina. La Lombardia vanta un elevato numero di prodotti DOP e IGP, per la precisione 34 (aggiornato al Gennaio 2019): 14 formaggi, 10 insaccati e salumi, 4 tipologie di frutta e verdura, 2 specie di pesci, 2 denominazioni di olio d’oliva e 1 miele. La regione inoltre ha 250 prodotti agroalimentari riconosciuti dal Ministero delle Politiche Agricole. A prevalere sono la pasta secca sulle paste ripiene e, soprattutto, il riso. Con quest’ultimo si ricavano sia minestre, tipiche della tradizione povera, sia piatti con carne o verdure, fino ai più elaborati e raffinati risotti. Legato alla cottura del risotto, e non solo, è l’utilizzo del burro al posto dell’olio e, talvolta del lardo, in soffritti e fritture. La ragione è dovuta all’elevata diffusione regionale di latte e derivati. Va ricordato che la Lombardia è il maggior produttore di latte d’Italia: oltre il 40% della produzione nazionale. Ne consegue che è anche la regione con il maggior numero di formaggi sia in termini di quantità sia come varietà. Non va dimenticata l’abbondanza di ricette a base di uova per frittate e simili e l’uso della carne di maiale. Varia è l’offerta di pesce che arriva dai grandi laghi e dai fiumi lombardi.
Tra i piatti tipici della Lombardia vogliamo ricordare, tra gli antipasti, i nervetti in insalata, preparati con piedini di vitello, fagioli e cipolle. Un discorso particolare va fatto per i salumi, tanti e diversi a seconda delle aree di provenienza.
Tra i primi piatti elenchiamo il risotto alla milanese, con il colore giallo dovuto allo zafferano e quasi sempre servito con l’ossobuco di vitello. La sua versione “monzese” prevede la luganega al posto del midollo e niente zafferano. Nelle aree lacustri lo troviamo con contorni di pesce di lago, delicato e saporito.
Tra i piatti di pasta troviamo i ravioli di magro ripieni di ricotta, uovo ed erbe varie, dagli spinaci, alla borragine. Tipici sono anche i casoncelli, pasta farcita di varia forma (a mezza luna nel bergamasco e quadrati o a caramella nel bresciano). I tortelli di zucca nel mantovano o i tortelli cremaschi dove nel ripieno troviamo gli amaretti e l’uva passita. Nel pavese si cucinano gli agnolotti, perlopiù con ripieno di carne. Tra le paste secche ricordiamo i pizzoccheri della Valtellina, tagliatelle di grano saraceno; i bigoli con sardelle del mantovano; i pizzoccheri della Val Chiavenna ovvero gnocchetti di patate con burro e formaggio fuso.
Tra le zuppe, un grande piatto é il minestrone alla milanese, verdure e ortaggi cucinati con cotenna e lardo. Altri piatti interessanti sono la zuppa pavese e la minestra mariconda bresciana. In Brianza si trova “l’urgiada” ovvero una minestra di orzo con pancetta, fagioli e porri.
Comune a tutto il territorio è la salsiccia, specialmente di maiale; molto diffuso è il bollito misto la cui composizione varia a seconda delle aree, ed è servito con la mostarda. Particolare è anche la trippa alla milanese. Da non dimenticare anche la “cassoela”, una sorta di stufato con costine, luganega e verze, la “rusticiada”, un piatto a base di salsiccia e spalla di maiale con cipolle ed i “bruscitti”, un brasato di carne tagliata molto fine cotta in vino e semi di finocchio. Altri piatti tipici sono l’ossobuco, servito da solo o con il risotto giallo e la cotoletta milanese.
Un discorso a sè va fatto per la polenta che troviamo cucinata in modi diversi. La polenta taragna, con farina di mais e di grano saraceno, la polenta pult con farina di mais e farina di frumento, la polenta uncia, con formaggio e burro e la polenta cròpa, cotta nella panna.
Da ultimo ricordiamo la gran quantità di formaggi: il Grana padano, il quartirolo, il taleggio, il gorgonzola, il bitto ed il casera, il silter, lo strachitunt, la robiola e lo stracchino.
Non dimentichiamo il pane tipico milanese: la michetta. Pane soffiato (quasi vuoto all’interno) e dalla forma a “guscio di tartaruga. Tra i dolci, tipici della Lombardia, ricordiamo il “panettone” e la “colomba”: che troviamo a Natale ed a Pasqua. Tipico è anche il “torrone” di Cremona.
La coltivazione della vite è antichissima e risale al Neolitico, mentre le prime testimonianze di produzione del vino risalgono al primo secolo AC. In Lombardia troviamo 5 DOCG, 22 DOC e 15 IGT. Il 60% della produzione vinicola regionale ha la denominazione DOC e DOCG: circa il doppio della media nazionale. Le più celebri zone di produzione di vino sono l’Oltrepò Pavese, in provincia di Pavia, la Franciacorta, zona di colline a sud del Lago d’Iseo, l’area intorno al Lago di Garda e la Valtellina, dove i vini vengono coltivati sui tipici terrazzamenti. I 5 vini DOCG sono: lo spumante Franciacorta (da uve Chardonnay e Pinot). Il Valtellina superiore (da uve nebbiolo). Lo Sforzato di Valtellina (sempre da uve nebbiolo ma con una raccolta fatta oltre il normale periodo di maturazione per avere un più alto contenuto zuccherino). L’Oltrepò Pavese (da uve Pinot) ed il Moscato di Scanzo (da uve moscato raccolte e fatte parzialmente essiccare prima della vinificazione).
Altri celebri vini lombardi sono: il Buttafuoco, la Bonarda, il Lugana, il San Colombano (unico DOC in provincia di Milano), il Sangue di Giuda, un vino dolce, non passito, dell’Oltrepò Pavese ed il Lambrusco dell’area mantovana.
Un discorso particolare va fatto per ricordare l’abbondante produzione di grappe, distillati e liquori. Tra quest’ultimi ricordiamo il Braulio, L’Amaretto, il Fernet, l’Aperol e il Campari. Una curiosità: oggi si beve lo “spritz”, di origine veneta, a base di Aperol e vino bianco frizzante con seltz. In Lombardia, nell’area bresciana, va di moda il “pirlo” a base di vino bianco fermo e Campari: un po’ più alcolico. Va servito come il cugino veneto: fetta d’arancio e ghiaccio.